domenica 26 febbraio 2017

ESPERIMENTI DI ANTOINE BOVIS E DI KAREL DRBAL 


Negli anni ’50 il francese Antoine Bovis, sensitivo e radioestesista dopo un viaggio ispiratore in Egitto, iniziò i primi esperimenti con la piramide scoprendo le proprietà che possedeva. 
Sappiamo che durante una visita alla grande piramide di Cheope egli, sfinito dal caldo entrò nella camera dei Re, che si trovava a circa un terzo dell’altezza della piramide all’interno della struttura, e notò che lì l’aria era estremamente umida. Ma quello che sorprese Bovis erano dei cesti per i rifiuti che contenevano gatti e altri piccoli animali, che sicuramente erano entrati nella piramide, si erano smarriti e lì erano morti. La cosa strana era che gli stessi non emanavano alcun odore di putrefazione, ed alla vista erano disidratati e mummificati nonostante l’umidità. 
Osservando la piramide, fu  poi colpito dal fatto che le dimensioni e la superficie della base della piramide erano esattamente sull’asse Nord-Sud, Est-Ovest, con un’approssimazione di 5 secondi di grado, il che  faceva della piramide l’edificio più perfetto della storia dell’ingegneria.
Bovis pensò che in effetti questa ubicazione non poteva essere puramente casuale. 
Fu a questo punto che iniziò a fare esperimenti con modellini di piramide sulla mummificazione, scoprendo che si verificava con certezza un fenomeno che fermava la putrefazione e provocava una rapida disidratazione.
Le ricerche di Bovis destarono l’attenzione di un ingegnere cecoslovacco Karel Drbal il quale si chiese perché la piramide facesse mummificare le materie organiche, e dopo vari esprimenti concluse che esisteva un rapporto tra la forma della piramide ed i processi fisici, chimici e biologici che avevano luogo in quello spazio. 
Qualche tempo dopo Drbal si ricordò di un vecchio scherzo in voga tra i militari, che usavano ancora rasoi a lama, i quali per far impazzire un compagno mettevano il suo rasoio sul davanzale della finestra in una notte di luna piena e il rasoio perdeva il filo. Con questo si era scoperto che la luce polarizzata da quella della luna ha un effetto deleterio sull’affilatura della lama, perché la luce polarizzata vibra in una sola direzione. 
A questo punto Drbal valutò se la piramide poteva affilare le lamette e se era la forma stessa della piramide a favorire l’accumulo di onde elettromagnetiche, o raggi cosmici o altre onde di qualche energia sconosciuta, poiché solo l’accumulo di energia avrebbe potuto spiegare questi processi fisici, o chimici o biologici che si producevano nella piramide. 
Tralasciando qui il pensiero di Drbal su questo argomento, vediamo che poi egli fece un esperimento, usò una lametta nuova cinque volte, la mise sotto la piramide e poi la usò altre tre volte: non perse il filo. Continuò a tenerla sotto la piramide tra una rasatura e l’altra e fu sorpreso nel constatare che poteva radersi fino a cinquanta volte con la stessa lametta. 
Dopo varie sperimentazioni di questo genere dedusse che lo spazio interno della piramide faceva tornare i cristalli della lametta alla loro forma originale più rapidamente, e perciò la lama ridiventava affilata. 
Da qui al lancio della piramide di Cheope di cartone sul mercato per affilare le lamette fu breve. Così Karl Drbal, con l'incoraggiamento dei suoi amici, volle chiedere il brevetto per la piramide come mezzo per auto-affilare le lamette. 
Erano gli anni ’50 e l’Ingegner Drbal ci mise dieci anni a far accettare il brevetto sulla piramide come strumento per fare il filo alle lamette e ai rasoi, poiché l’ufficio brevetti non accettava la sua tesi in quanto gli si chiedeva di fornire una spiegazione logica sul fenomeno. 

Dopo un lungo periodo di controversie solo nell’anno 1959 l’Ufficio brevetti Cecoslovacco rilasciò il brevetto n° 91304 a Karel Drbal per Affila-lame a Piramide di Cheope, perché  egli dette una motivazione scientifica: dichiarò come spiegazione che la piramide fungeva da cassa di risonanza per le microonde cosmiche che agivano sul filo della lama. 

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